Luca ha 16 anni, ha svolto l’alternanza scuola-lavoro qui con noi alla Comperio. Abbiamo pensato che il suo non essere un bibliotecario fosse in qualche modo un valore e così gli abbiamo chiesto di usare l’opac, di farci alcune operazioni, in pratica ha testato l’usabilità del catalogo online. Il risultato è stata un’analisi presentata a tutto lo staff Comperio. Vogliamo condividerne una parte con voi perché contiene spunti davvero interessanti su tematiche e modifiche che possono migliorare la comprensione e l’utilizzo degli opac. Di seguito elenchiamo gli elementi individuati da Luca.
Funzionalità facilmente comprensibili:
- facilità d’uso della ricerca semplice
- utilità della community per avere consigli e recensioni
- utilità della funzione “ordina per” relativa ai risultati di una ricerca
- utilità di percorsi/sezioni creati dai bibliotecari (le novità, i libri per ragazzi etc.)
Funzionalità poco comprensibili o azioni difficili da portare a termine:
- ricerca avanzata poco chiara per chi non conosce i termini biblioteconomici/catalografici
- ricerca per genere poco intuitiva e troppo macchinosa
- mancanza di chiarezza sui servizi offerti dalle biblioteche e sul loro funzionamento (come funziona un prestito, in che biblioteca posso ritirare quello che prenoto, devo pagare, quanti giorni devo aspettare, posso iscrivermi online …etc.)
- voglio registrami online! (parole di Luca)
- difficoltà nel trovare specifiche tipologie di risorse, ad esempio i fumetti o gli audiolibri
Possiamo commentare alcune osservazioni di Luca, in particolare ci interessano quelle che evidenziano elementi di criticità.
Sul fatto che la ricerca avanzata sia poco utilizzata, probabilmente a causa della poca chiarezza dei termini di raffinamento, non avevamo dubbi. A maggio abbiamo presentato un’analisi quantitativa sull’utilizzo dell’OPAC, dati su oltre mezzo milione di utenti unici, guardando il grafico sottostante anche a colpo d’occhio è chiara la distanza tra ricerca semplice e ricerca avanzata.
La ricerca avanzata spesso viene utilizzata dai bibliotecari che conoscono i termini e l’esistenza di alcuni campi specifici, ma un utente può non sapere il significato di “livello bibliografico”, “ruolo”, “campi codificati” o “risorse in continuazione” o può non sapere dove cercarli, se questo risulta troppo macchinoso. Sono campi che hanno valore perché consentono di fare ricerche espressive e molto puntuali ma che potrebbero essere semplificati e resi più familiari.
La ricerca per genere, in particolare per le biblioteche di pubblica lettura, è un elemento importante. Quante volta un bibliotecario di reference si sente chiedere “vorrei leggere l’ultimo giallo”. Il genere è un elemento strano, spesso viene trattato come dato di autorità, a volte legato come soggetto o parola chiave, a volte come classe. Effettivamente il genere è un po’ un ibrido, definisce il che cos’è di un’opera e non il di che cosa tratta, ad esempio un thriller che parla di famiglie a New York è diverso da un saggio che parla della diffusione dei thriller in Europa. Si avvicinano al concetto di forma, parente del genere, i dati del campo 105 dell’UNIMARC, stiamo parlando di quelle informazioni che definiscono una particolare struttura o scopo dell’opera, pensate ai racconti, all’animazione o ai libretti per il teatro. Senza addentrarsi in amene discussioni catalografiche si tratta di capire come gestire questa tipologia di dati, così richiesti e utili per gli utenti, in modo che siano facilmente comprensibili e individuabili. Non deve semplicemente esserci il dato, ma quel dato deve poter essere trovato in poco tempo e in modo intuitivo. Quindi: uniformità di utilizzo in uno stesso catalogo e facilità di individuazione del dato.
Riguardo i servizi offerti dalle biblioteche c’è poco da dire, ci sono reti che hanno creato nell’opac menù e pagine con spiegazioni molto chiare e reti che invece non dicono nulla di se stesse e del proprio funzionamento, costringendo l’utente a recarsi fisicamente in una struttura o a telefonare per avere informazioni.
L’iscrizione online, banalmente, viene percepita come una cosa molto utile, viceversa il fatto di non potersi iscrivere crea un senso di frustrazione, anche questo dipende dai sistemi bibliotecari e dalle politiche gestionali delle singole istituzioni.
Ci sono specifiche tipologie di risorse che vanno oltre il concetto di supporto, gli audiolibri sono quasi sempre compact disc o file audio ma non tutti i compact disc e i file audio sono audiolibri, spesso i fumetti sono risorse a stampa ma non tutte le risorse a stampa sono fumetti. Come descrivere queste risorse in modo che siano facilmente individuabili? Che dati aggiungiamo per dire che una monografia a stampa è un fumetto? Sappiamo che per i fumetti alcuni utilizzano la classe Dewey 741.5, altri invece un elemento del 105 dell’UNIMARC (105 $a posizione 4-7 valore t). Per gli audiolibri ad esempio non c’è una classe ma solo una serie di campi codificati. Questi dati come si traducono a livello di ricerca per gli utenti? Li inseriamo in modo uniforme? Sarebbe utile ragionare su questi aspetti e chiedersi quali sono gli effetti di alcune scelte catalografiche per le persone che usano l’opac, perché lo scopo alla fine è sempre quello: mettere il dato affinché qualcuno lo utilizzi e lo trovi utile.